100 anni fa: padre Kentenich a Engers
Da anni, come consuetudine, la famiglia di Schönstatt si riunisce nella Casa Padre Kentenich in occasione dell’anniversario di nascita e dell’onomastico del fondatore per seguire le sue orme e conoscerlo meglio. La ripresa di questa tradizione, interrotta per lungo tempo, è stata una gioia per molti, che così hanno la possibilità di apprendere da suor M. Pia Buesge particolari poco conosciuti della vita di p. Kentenich.
Suor Gisela-Maria, direttrice della Casa Padre Kentenich, ha salutato tutti coloro che sono venuti a festeggiare il compleanno del fondatore. Tra i presenti c’erano anche ospiti di Engers, cittadina situata a pochi chilometri da Schönstatt. Oggi ci vogliamo soffermare su questa località: è qui, infatti, che p. Kentenich visse, cento anni fa.
Sulle orme di p. Kentenich a Engers
Nell’autunno del 1920, p. Kentenich si trasferì a Engers. Vari motivi lo avevano spinto a prendere tale decisione: anzitutto la necessità di diventare cappellano dell’ospedale locale St Augustin, ruolo rimasto vacante dopo la morte improvvisa di un padre pallottino; poi il fatto che tale ubicazione gli permetteva sia di migliorare in salute, sia di dare al suo successore a Schönstatt la possibilità di avviare un nuovo inizio.
La suora che all’epoca era in portineria riferì che il giorno in cui arrivò p. Kentenich, un giovane pallottino, dopo averlo accompagnato alla sua stanza, le disse: “Lei non sa che tesoro vi abbiamo portato. Quell’uomo è un santo!”
È sorprendente l’abbondanza di materiale disponibile sui quattro anni vissuti da p. Kentenich a Engers. Lo dobbiamo soprattutto alle ricerche di suor M. Magda Kessler, una Sorella di Maria nata a Engers e ora in cielo. Oggi suor M. Pia ci spiega, con l’aiuto di numerose foto, tre punti essenziali dell’attività condotta da p. Kentenich in detta città:
Cappellano dell’ospedale di Engers
Suor M. Erika Kölzer, originaria di Engers e oggi residente a Borken, ha raccontato ai presenti alcuni episodi notevoli dell’attività di cappellano di p. Kentenich, che a sua volta le erano stati raccontati dalla nonna. Eccone uno:
“Nell’autunno del 1920, all’ospedale St Augustin, dove era stata ricoverata mia madre, c’era anche p. Kentenich.
Ogni mattina celebrava la Messa e visitava i malati. Mamma, una giovane vedova con cinque figli, stava per morire a causa di una grave malattia cardiaca. Padre Kentenich, evidentemente, l’aveva presa a cuore: comprendeva le sue preoccupazioni, le sue necessità; la preparò alla morte dandole insegnamenti spirituali e pregando insieme a lei. Ancor oggi sono impressionata dall’incontro avuto con lui..”
2. Affettuoso verso i piccoli orfani della Prima Guerra Mondiale
Per un po’ di tempo, padre Kentenich visse in una casa per bambini orfani di guerra che le suore francescane avevano allestito temporaneamente in una vecchia villa situata nel parco cittadino. Da quanto ci riferisce Kätchen Breitbach, padre Kentenich si prendeva cura di tali piccoli come se fosse loro padre: li aiutava a fare i compiti, giocava con loro nel parco, li preparava alla prima Comunione prestando particolare attenzione a quelli più problematici. A Natale dava loro regali che aveva comprato nei negozi della città. Il giorno di San Nicola, faceva la parte del santo per i bambini.
3. Fonda il primo gruppo di ragazzi
Fu proprio p. Kentenich a fondare il primo gruppo schönstattiano di ragazzi a Engers, come indicato in uno scritto di suor M. Magda. I ragazzi partecipavano con entusiasmo alle riunioni settimanali. Ogni tanto p. Kentenich faceva visita ai loro genitori. Tre figlie della famiglia Kessler, che lo avevano conosciuto, divennero in seguito Sorelle di Maria di Schönstatt.
Tra i figli maschi c’era Karl Kessler, sul quale suor M. Pia vuole richiamare la nostra attenzione. P. Kentenich aveva sempre un orecchio aperto per lui, affetto sin da giovane da una grave malattia. Lo aiutò a sopportare le sofferenze e a maturare fino a farlo diventare un ragazzo allegro – come si vede bene da alcune fotografie. Morì prigioniero dei russi nel 1944. Le lettere di Werner Johann Kessler, un nipote di Karl, forniscono un resoconto toccante dell’ultima fase della vita dello zio, mettendo in evidenza la profondità degli insegnamenti religiosi con cui era cresciuto. P. Kentenich espresse il desiderio – non ancora realizzato – che qualcuno scrivesse una biografia di Karl Kessler.
Quest’ultima testimonianza, molto commovente, ci ha ispirato a dire una preghiera comunitaria per i cristiani perseguitati nonché a intonare il canto “All’ombra del tuo manto”, a seguito del quale i sacerdoti hanno impartito la benedizione della sera.
Riconoscenti, pensierosi e allo stesso tempo stupiti, ci siamo messi in cammino verso casa. Avevamo ricevuto preziose informazioni su persone che erano cambiate dopo aver conosciuto p. Kentenich. Chissà quanti lo avranno incontrato, in quei quattro anni a Engers! In che modo avrà influenzato la loro vita?