Come un POLLO ?!
Hai mai riflettuto sui polli?
Forse ne possiedi qualcuno. Quanto ci piacciono le loro uova!
Ma hai mai visto come beve un pollo?
Affonda nell’acqua il becco; una volta riempitolo, tira su la testa, e l’acqua gli scende nella gola.
Tenendo presente la scena, padre Kentenich ci insegna che dai polli possiamo imparare a rendere più intenso il nostro rapporto con Dio. Dice:
“Ti ripropongo questo: ogni giorno, quando sei seduto o stai facendo un giro in macchina, cerca di ripensare a tutto quello che Dio ti ha donato ieri e l’altro ieri. In tal modo, ti immetterai nel ruolo di un pollo.
Sai cosa fanno i polli quando bevono: prima abbassano il becco, e poi lo alzano! Dunque: durante il giorno, in tutta la nostra vita, dobbiamo diventare come dei piccoli polli”. (Am Montagabend, Bd. 3; S. 275 und S.249)
Cosa significa “diventare dei piccoli polli?”
Quando mi accade un fatto, un avvenimento, una sorpresa, per prima cosa devo alzare la testa verso il cielo e chiedermi: mio Dio, cosa significa questo?
- Mi accade un imprevisto –
- sperimento qualcosa di meraviglioso –
- la collega mi dà sui nervi –
- la pandemia continua –
- ricevo un messaggio email che mi rende felice:
- tutto ciò che mi accade, sia positivo che negativo, cerco di elaborarlo con Dio: Lui è il mio interlocutore, colui con il quale mi mantengo in stretto contatto e al quale racconto tutto.
“Reagire come un pollo” implica un’azione da parte mia: quella di volgere subito la testa in alto e chiedere al buon Dio: ti prego, dimmi cosa significa questa cosa.
Un esempio dalla quotidianità
Oggi – un giorno festivo – avevo bisogno, già la mattina, di passare un po’ di tempo a fare adorazione nel santuario di Schönstatt. Prima dovevo sbrigare alcune faccende. Quando ho voluto mettermi in cammino, mi è venuto in mente di aver dimenticato qualcosa. Il tempo però scorreva, inesorabile; alla fine ho deciso di fare l’adorazione a mezzogiorno.
Dopo 10 minuti circa è squillato il telefono: era una consorella alla quale avevo detto che quel giorno sarei stata di nuovo a casa e raggiungibile. Per prima cosa mi ringraziò di aver risposto subito al telefono! Se ora non fossi stata in casa, si sarebbe molto inquietata. Questa piccola esperienza la ritengo un segno di Dio – LUI aveva in mente la mia consorella e ha provveduto a far sì che io fossi presente e raggiungibile al momento giusto!
“Ora alza la testa verso l’alto e chiediti, alla luce della fede: mio Dio, cosa vuoi dirmi oggi con questo? Rifletti un po’ su ciò che vuole dirti”. (ibid. p. 163)
Spunto di riflessione
Dove – quando – posso oggi riservarmi un po’ di tempo per rispondere a tale domanda?