17.03.2023

Flash di un incontro

di suor M. Nurit Stosiek
Germania

Intervista a suor M. Eileen Johannsen,

testimone contemporanea di padre Kentenich

a Milwaukee

 

Suor M. Eileen è arrivata a Schoenstatt il 23 gennaio 2023, giorno del suo 86º compleanno. Da allora ha viaggiato in vari luoghi della Germania, dell’Austria, dell’Ungheria e della Svizzera per condividere con gli altri gli incontri e le esperienze avuti con il padre fondatore. Prima che ritornasse negli Stati Uniti il 18 marzo, le abbiamo rivolto alcune domande.

Suor M. Eileen è nata a Milwaukee. Il padre, originario della Germania del nord, emigrò negli Stati Uniti all’età di 17 anni; la madre nacque negli USA poco tempo dopo l’arrivo della sua famiglia da Graz, Austria. Suor M. Eileen, quando aveva 16 anni, incontrò p. Kentenich, che allora viveva nella casa dei Pallottini vicino alla famiglia Johannsen.

Quando ha conosciuto p. Kentenich lei era una ragazza adolescente, aveva 16 anni. Che impressione le ha fatto?

Premetto che ero andata da lui a parlargli della mia vocazione, pur essendo consapevole che il nostro colloquio sarebbe stato difficile: lui non parlava inglese – lo imparò in seguito, ma rimase poco tempo negli Stati Uniti – e io non conoscevo il tedesco. Avremmo dovuto chiedere alla segretaria di fare da interprete, un’idea che non mi lasciava molto tranquilla. Tuttavia, ero decisa a incontrarlo almeno una volta: a detta del mio parroco, padre Haas, pallottino, padre Kentenich aveva molta esperienza in materia di vocazioni.

Padre Kentenich si dimostrò molto disponibile, premuroso, volle sapere di cosa mi occupassi, mi parlò con semplicità, facendomi sentire subito a mio agio. Spesso, quando uscivo dal liceo, passavo da lui, visto che la casa dei pallottini era di strada. Poiché me lo aveva chiesto, gli illustrai la mia vita quotidiana nei particolari: la famiglia, la vita scolastica, gli interessi, gli amici, la passione per i viaggi e l’avventura. Sembrava molto interessato a ogni cosa. Sentivo che stava imparando a conoscermi sempre più, ma mi ci vollero mesi prima che gli rivolgessi la grande domanda sulla vocazione. Mi lasciò tutto il tempo necessario, non fu mai insistente. Gliene sono molto grata.

Voi Sorelle di Maria, a seconda dell’incarico che vi è stato assegnato, potete vivere in comunità, ma anche da sole nel mondo. Lei, per oltre 60 anni, ha vissuto a Milwaukee da sola, da “esterna”. Come l’ha preparata p. Kentenich all’epoca, quando era una ragazza?

Padre Kentenich aiutava tutti a prendere decisioni in modo autonomo, senza lasciarsi trasportare dalla vita moderna. Teneva conto della mutevolezza della vita: quello che sembra giusto in un determinato momento e contesto, l’indomani può essere sbagliato. Ecco perché teneva a sottolineare l’importanza per ognuno di acquisire una personalità libera, in grado di prendere le proprie decisioni.

Mi ha insegnato, molto semplicemente, a prendere decisioni sulla base di principi chiari, a chiedermi sempre: perché sto facendo questo? Quali sono i pro e i contro? Tale metodo mi ha portato a ponderare sempre ogni decisione, a non agire mai in base allo stato d’animo del momento.

Prima di tutto, mi chiedeva da quali presupposti volevo affrontare un problema, poi iniziava a parlarne con me. Mi lasciava sempre libera di provare la soluzione che avevo proposto. Mi sentivo libera di farlo. Il suo sostegno mi dava il coraggio di rischiare.

Cosa l’ha colpita di più della personalità di p. Kentenich?

L’equilibrio, la pace interiore. Una pace dovuta all’incrollabile certezza che la sua vita era al sicuro nelle mani di un Dio pieno di amore, a prescindere da quello che poteva succedere. È un aspetto, questo, che abbiamo sperimentato soprattutto negli anni del suo esilio, durante i quali subì gravi ingiustizie, furono dette bugie sul suo conto e presi provvedimenti contro di lui e la sua famiglia sulla base di informazioni errate. Ad assicurargli sostegno era l’intimo rapporto che aveva con Dio. La pace che ne derivava si evince chiaramente nelle sue opere, nelle sue parole.

Cos’ha sperimentato?

Bastavano pochi minuti per percepire questo suo speciale rapporto con Dio e i relativi effetti. Incontrare padre Kentenich mi portava subito in un’altra dimensione. Spesso i miei dubbi, i miei problemi si risolvevano da sé, anche senza averli esposti, solo perché ero vicina a lui. L’atteggiamento, il comportamento, le parole che esprimeva lasciavano trasparire il grande rapporto di fiducia che aveva con il Padre Celeste. Mi infondeva un senso di armonia, di equilibrio, un ordine che metteva ogni cosa nella giusta luce. L’esperienza di pace che mi emanava è stato un punto forte della mia educazione.

E che persona era?

Ho sperimentato, nelle piccole cose, che era una persona veramente umana. Emanava una sincerità, un calore, una compassione, una gioia di vivere che ci affascinava. Ammiravo la sua naturalezza, il suo umorismo. Con lui si poteva parlare di tutto. Era una persona che amava con un cuore profondo, che si interessava sinceramente a tutte le necessità di coloro che si rivolgevano a lui. Viveva sempre in relazione intima con Dio e la Madonna. Sapeva che erano loro, non lui, a operare nei cuori delle persone.

Può indicarci un esempio al riguardo?

Una volta, dopo aver lavorato a lungo con una persona, disse: “Ora non posso fare di più. Dobbiamo chiedere al Padre celeste di occuparsi del resto, se questo rientra nei Suoi piani”. Si preoccupava soprattutto di scoprire qual era il piano di Dio per quella determinata persona e di aiutare quest’ultima ad agire di conseguenza.

Pater Kentenich era il direttore spirituale della comunità tedesca di Milwaukee. Può raccontarci qualche breve aneddoto al riguardo?

A quel compito si dedicava con tanto amore ed entusiasmo. Ogni sera donava il suo tempo ai parrocchiani, che gli esponevano questioni personali o della comunità.

I genitori andavano da lui per chiedergli consigli sull’educazione dei figli, e i figli si rivolgevano a lui per parlargli dei genitori! P. Kentenich li ascoltava tutti, li portava tutti nel cuore. Voleva aiutarli a crescere. Una volta, una madre gli mandò il figlio, che in famiglia si comportava malissimo, chiedendogli di fargli una bella ramanzina. Padre Kentenich, invece, chiese al ragazzo: “Cosa vuoi fare da grande?” – “L’architetto”, rispose fiero il giovane. E padre Kentenich: “Un giorno diventerai un grande architetto. Prima, però, devi costruire la casa dentro di te”. Tali parole furono sufficienti: il ragazzo si sentì soddisfatto e, da quel giorno, cambiò atteggiamento, divenendo tra l’altro un architetto di successo.

Fonte: Schoenstatt.com